#vitadastartupper Fondare una startup è una scelta di vita. Intervista al fondatore di Miningful Studio

La prima intervista della serie #vitadastartupper l’abbiamo fatta a una new entry del nostro Incubatore: Nevio Dubbini, fondatore di Miningful Studio.
La sua startup opera nell’area della intelligenza artificiale, dei big data e della statistica, con un team specializzato nell’estrarre ed elaborare le informazioni nascoste nella complessità dei dati per trasformarle in decisioni, fare previsioni più accurate e rispondere in maniera pronta alle esigenze del mercato.

Ecco cosa ci ha raccontato Nevio della sua #vitadastartupper.

 

Presentati in 20 parole.
Mi chiamo Nevio Dubbini e sono il fondatore di Miningful Studio, una società che utilizza i dati per dare una marcia in più al business dei suoi clienti. Il nostro slogan: le risposte di domani, oggi.

Cosa ti ha spinto a fondare la tua startup?
Ero un libero professionista e ho deciso di fondare la mia startup perché possa esplodere il fenomeno dei servizi e dei prodotti che vendiamo. Fondare una startup è l’unico modo per far sì che questo obiettivo abbia possibilità di successo.

In sostanza, vai alla conquista del mercato in maniera molto determinata.
Sì, vado alla conquista del mercato, ma anche di una certa soddisfazione personale. Scegliere di fondare una startup significa anche scegliere cosa ti piace fare per vivere. Significa scegliere di vivere in un ambiente dinamico in cui non puoi occuparti solo del tuo ambito ristretto, ma devi avere una visione d’insieme, parlare con i clienti, imparare di continuo. E poi c’è una cosa che mi piace molto del mestiere dell’imprenditore: è una delle poche attività che ancora oggi resta “artigianale”. Per fare molte altre professioni studi, ti prepari, segui delle regole che ti fanno da guida e sei in qualche modo incasellato. Per fare l’imprenditore, anche se hai studiato e ti sei preparato, devi imparare ogni giorno, non c’è una regola scritta e in molti casi devi far quadrare le cose date le risorse disponibili.

Raccontaci la cosa più sorprendente che ti è capitata da quando hai iniziato a pensare all’idea di fondare la tua startup.
Partiamo dal presupposto che ho fondato la mia startup cinque mesi fa. In questo primo periodo ci sono due cose che mi hanno sorpreso, una in negativo, l’altra in positivo.
Mi sono reso conto che anche nel settore privato le modalità e i processi decisionali possono essere lunghi e farraginosi quanto quelli del settore pubblico.
L’altra cosa che mi ha sorpreso – questa volta in positivo – è invece il mio team. È fatto da persone che vengono per la maggior parte dal mondo accademico: ho trovato una forza di volontà, un’elasticità e una capacità di adattamento al mondo del business che non mi aspettavo.

Quale avventura da startupper sceglieresti di raccontare a tuo nipote?
Recentemente Miningful Studio ha vinto (sebbene ex aequo, in attesa dello spareggio) una competizione per la realizzazione di un sistema robotico che sia in grado di esplorare un negozio e farne una mappa virtuale. Abbiamo messo insieme un team, delle competenze e un’idea al tempo stesso molto innovativa e pronta per essere realizzata. Potremmo essere i primi nel mondo a realizzare tale sistema oppure potrebbe concludersi tutto con un nulla di fatto. Il finale non lo conosciamo. Racconterei a mio nipote l’emozione di essere protagonisti, nel bene e nel male, nella scrittura della propria storia.

Guardando al futuro prossimo, qual è la sfida che vedi davanti a te?
Nell’immediato futuro la sfida è quella di dare alla startup un’organizzazione che ci consenta di fare un salto di qualità in termini di dimensione aziendale. Guardando invece ancora più in là, nel lungo periodo, la sfida è quella di cercare di creare un ambiente di lavoro più consono alla mia visione delle cose, nel quale poter dare maggior spazio alla creatività.

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