#vitadastartupper Vi racconto la mia esperienza da pioniere nel mondo mobile. Intervista a Rudy Fastelli, fondatore di inTouch

Fare lo startupper vuol dire anche fare il pioniere: il pioniere di una nuova esperienza imprenditoriale e spesso anche il pioniere di un nuovo mercato, una nuova tecnologia, una nuova idea. L’intervista di Rudy Fastelli ce ne dà un esempio.
Rudy è il fondatore di inTouch, start up fatta da un team di professionisti altamente specializzati, creativi e innovativi con la passione per lo sviluppo di applicazioni mobile e web.

Ecco cosa ci ha raccontato Rudy della sua #vitadastartupper.

Presentati in 20 parole.
Sono Rudy Fastelli, insieme a Fabio Fosso ho fondato inTouch. Sono un amante delle sfide e mi piacciono molto le persone.

Cosa ti ha spinto a fondare la tua startup?
Lavorando come dipendente, mi sono reso conto che quello non era il mio ambiente. Avere delle persone che ti dicono cosa devi fare e dover fare ciò che ti viene detto anche quando ritieni sia sbagliato, era per me troppo limitante. Con Fabio, il mio attuale socio, ci siamo ritrovati su questa cosa. Abbiamo iniziato a lavorare insieme a una serie di progetti.
Il primo risale al 2007: si chiamava StreamVisionHD ed era un progetto di streaming video simile a Netflix. Abbiamo contattato diverse case di distribuzione di film, ma in quel periodo erano ancora molto legate al settore delle videocassette/DVD. Abbiamo trovato quindi molte porte chiuse e qualche porta aperta. Queste ultime non sono state però sufficienti per poter riempire di contenuti il progetto.
Nel 2009 abbiamo creato un nuovo brand, si chiamava BlueLion ed era una società specializzata nello sviluppo di applicazioni mobili: abbiamo iniziato principalmente con applicativi di streaming e di gamification per aziende, abbiamo lavorato a un progetto per Vodafone per lo sviluppo di un ambiente domotico e ci siamo spostati verso i gestionali aziendali poiché ci sono arrivate molte richieste da aziende in questo senso. Abbiamo deciso poi di costituire inTouch per verticalizzarci nel settore degli applicativi mobile per il settore business.

Raccontaci la cosa più sorprendente che ti è capitata da quando hai iniziato a pensare all’idea di fondare la tua startup
La cosa più particolare che ci è successa è avvenuta poco prima di fondare inTouch. Stavamo lavorando per Vodafone che ci aveva chiesto di far rifunzionare un’applicazione di cui non c’erano i codici sorgente. Per intenderci, lavorare senza codici sorgente significa fare gli hacker sul codice degli altri e visto che eravamo agli albori del settore mobile, non potevamo trovare informazioni online che potessero aiutarci. In pratica procedevamo al buio.
L’ultima parte di questo lavoro prevedeva che disinstallassimo la vecchia applicazione e installassimo la nuova sistemata da noi; per cancellare l’applicazione io e Fabio siamo rimasti col dito sulla X per almeno 15 minuti abbondanti, senza sapere, nonostante svariati test, se la nuova applicazione avrebbe funzionato e senza avere alcuna certezza che l’installazione sarebbe andata a buon fine. Sono stati minuti misti di panico e volontà di andare avanti; ci siamo fatti coraggio, abbiamo cancellato la vecchia applicazione, installato la nuova e… la nuova app ha funzionato!
Quest’episodio ci ha dato la spinta per credere in ciò che stavamo facendo e deciderci di fondare inTouch.

Quale avventura da startupper sceglieresti di raccontare a tuo nipote?
Probabilmente la cosa più bella che vorrei raccontare ai miei nipoti è il nuovo progetto su cui stiamo lavorando: FaceX, che abbiamo presentato alla call WakeUP. È un software di analisi delle microespressioni facciali. Si tratta di un argomento che da diverso tempo mi appassiona molto e su cui ho letto decine di libri. Quando un nostro cliente ci ha chiesto di realizzare questo software, per me è stato il massimo.
Stiamo notando che molte aziende hanno bisogno di un software di questo tipo, per questo spero che ai miei nipoti potrò raccontare qualcosa in più sullo sviluppo di questo progetto.

Guardando al futuro prossimo, qual è la sfida che vedi davanti a te?
La sfida a breve termine è quella di completare lo sviluppo di questo software che presenta notevoli difficoltà. Ma, in fondo, a questo siamo ormai abituati; la sfida più grossa che ci aspetta nel futuro sarà quella di riuscire ad avere la giusta credibilità sul mercato per convincere i nostri potenziali clienti della bontà del nostro software e anche delle potenzialità e del valore aggiunto che può dare ai loro prodotti.

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