#vitadastartupper Quando la passione prende il volo. Intervista a Riccardo Petracca co-fondatore di Fenix Air

Abbiamo imparato a conoscerli vedendoli volare a bassa quota e fare bellissime riprese dall’alto, ma i droni oggi possono fare molto di più: dall’impiego nell’agricoltura di precisione per valutare lo stato di salute di un terreno alla ricostruzione 3D della morfologia di un territorio, per citare solo due esempi di possibili applicazioni.

In questa intervista della serie #vitadastartupper parliamo di droni e di passione per il volo con un esperto, Riccardo Petracca, co-fondatore di Fenix Air.

 

Presentati, in 20 parole… o quasi.
Mi chiamo Riccardo Petracca, sono amministratore della Fenix Air, una società che si occupa di attività con sistemi aeromobili a pilotaggio remoto, ciò che comunemente chiamiamo droni.

Facciamo formazione per il pilotaggio di droni e per l’uso di applicazioni specifiche per droni, forniamo consulenza e svolgiamo attività di ricerca e sviluppo su sistemi volanti e applicazioni legate alla sensoristica integrata nei droni. Inoltre supportiamo tutti coloro che vogliono far volare qualcosa che finora è rimasto limitato all’uso terrestre, seguendoli anche nella scelta dei sistemi aerei e dei software più indicati ai lori scopi, da inserire all’interno delle proprie realtà. Infine, svolgiamo attività operativa con droni in ambito sia civile che industriale.

Chiariamo subito per i non addetti ai lavori: che differenza c’è tra drone e sistema aeromobile a pilotaggio remoto?
Drone è un termine generico che copre una vasta gamma di oggetti – anche per uso terrestre – che sono in parte meccanicamente e elettronicamente governati. Anche i robot che si muovono solo a terra possono essere droni.

Sistema aeromobile a pilotaggio remoto è invece un termine tecnico più specifico che indica dispositivi volanti gestiti da un pilota da remoto. Il loro uso è regolamentato dall’autorità nazionale aeronautica, l’ENAC.

Cosa ti ha spinto a dar vita a Fenix Air?
Prima di tutto, la mia passione per il volo e per tutto ciò che vola, me compreso. Vengo infatti dal paracadutismo e dal pilotaggio di aeromobili per uso sportivo. Questa passione, condivisa col resto del nostro team, ci ha portato a occuparci di droni, quando ancora non se ne parlava affatto, e a voler dar vita a un’attività legata al volo. Si è poi coniugata alla forte espansione che il settore sta vivendo negli ultimi anni.

Qual è la cosa più sorprendente che hai notato da quando hai fondato Fenix Air?
La velocità di sviluppo di questo settore è senz’altro sorprendente e entusiasmante: le evoluzioni tecnologiche avvengono in modo estremamente rapido. Le applicazioni su cui abbiamo fatto previsioni insieme al resto del team al momento dell’avvio della nostra startup e che non erano ancora fattibili dal punto di vista tecnologico si sono rivelate realizzabili nell’arco di qualche mese.

Qual è stata la principale difficoltà che avete affrontato?
Inizialmente non è stato semplice far capire ad alcuni clienti che il drone, seppur piccolo, è un concentrato di tecnologia, non è un giocattolo. Ma questa percezione del grande pubblico sta già cambiando, poiché si sta diffondendo la consapevolezza che si tratta di uno strumento professionale sottoposto a una regolamentazione precisa e che per usarlo è necessario avere una conoscenza e una cultura specifiche del settore aeronautico.

Che non si tratti di un giocattolo, lo vediamo anche dalle applicazioni. Con i droni possiamo fare oggi molto in molti contesti: riusciamo a ricavare modelli tridimensionali di edifici, possiamo restituire la morfologia di un territorio, analizzare tecnicamente se un involucro presenta delle criticità, ispezionare a distanza oggetti come ad esempio pale eoliche o elettrodotti e riusciamo anche a fare ricerche in zone dove gli aeromobili tradizionali non posso arrivare.

Guardando al futuro prossimo, qual è la sfida che vedi davanti a te?
La sfida è duplice: da una parte, riuscire a progettare un sistema che integra nel suo interno le capacità di diversi sistemi attualmente esistenti; dall’altra, riuscire a imbarcare sulle nostre piattaforme volanti sensoristica di alta qualità che finora è stata usata solo a livello terrestre.

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