#vitadastartupper Ricerca, innovazione e passione per la scienza. Intervista a Laura Galeotti fondatrice di Phymtech
Le interviste della serie #vitadastartupper ci portano oggi a tu per tu con una scienziata e imprenditrice, Laura Galeotti, che ha fondato insieme a Francesco Ceccherini Phymtech.
Phymtech opera nel campo della medicina personalizzata e si occupa di ottimizzare le strategie terapeutiche attraverso analisi statistiche, modellazioni matematiche e studi computazionali.
Ecco cosa ci ha raccontato Laura della sua #vitadastartupper.
Presentati in 20 parole… o quasi.
Mi chiamo Laura, sono laureata in Fisica e ho un dottorato in Fisica applicata. Da più di 10 anni mi occupo di modelli matematici nella fisica dei plasmi e dal 2013 ho iniziato a realizzare modelli matematici anche per la medicina personalizzata diventando imprenditrice.
Cosa ti ha spinto a diventare imprenditrice?
Mi ha spinto la prospettiva e la voglia – condivise con il mio socio – di applicare in un ambito totalmente diverso ciò che avevamo imparato in tanti anni di modellazione matematica nella fisica dei plasmi. La nostra idea è stata sin da subito quella di integrare le nostre competenze con quelle dei medici per ottenere nuovi risultati nella ricerca sui dati clinici, soprattutto nel caso delle malattie rare dove i dati sono pochi e difficili da interpretare. Per questo motivo abbiamo deciso di lanciarci nell’impresa della medicina personalizzata.
Qual è stata la maggiore difficoltà che avete affrontato al momento di avvio della startup?
Per poter avviare effettivamente la nostra impresa, abbiamo dovuto lavorare per lungo tempo nel costruire la nostra reputazione in un campo per noi del tutto nuovo. Veniamo dalla fisica dei plasmi, quindi dovevamo dimostrare di essere competenti e credibili anche in campo medico-farmacologico e di avere le carte in regola per poter maneggiare dati sensibili come quelli su cui si lavora nell’ambito della medicina personalizzata. Per dimostrare la nostra competenza e la nostra affidabilità, abbiamo quindi dedicato molto impegno nel pubblicare i nostri lavori scientifici.
Qual è la cosa più sorprendente che ti è capitata da quando avete deciso di fondare la vostra startup?
Penso che la cosa più sorprendente sia stata ritrovarci a pensare proprio da imprenditori! Siamo due fisici teorici, il salto è stato veramente notevole.
È stata proprio questa consapevolezza e questa maturità che ci ha portato a aggiornare il nostro modello di business. La nostra azienda all’inizio si basava esclusivamente su servizi di consulenza. Negli anni abbiamo capito che questo rappresentava un limite. Per questo negli ultimi mesi abbiamo iniziato a sviluppare dei nostri prodotti: algoritmi per il dosaggio ottimale dei farmaci in ambito pediatrico.
Quale avventura da startupper racconteresti ai tuoi nipoti e quale consiglio daresti loro?
L’avventura principale è quella in cui mi ritrovo tutte le volte che devo spiegare cosa faccio e in cosa consiste il mio lavoro. All’inizio esordivo con «Io mi occupo di modelli matematici» e dopo pochi secondi notavo sguardi sempre più interrogativi. Negli anni ho imparato a spiegare di più lo scopo pratico del mio lavoro e di meno il processo per arrivarci. Mi sono specializzata proprio facendo dei test con le mie nipoti.
Per quanto riguarda invece i consigli, direi loro di coltivare la propria passione. E lo dico da scienziata: anche in campo scientifico, la passione è fondamentale. Per poter essere creativi, per trovare soluzioni inusuali e inaspettate, è importante essere spinti dalla passione per il proprio lavoro.
Guardando al futuro prossimo, qual è la sfida che vedi davanti a te?
La sfida più grande è continuare a crescere e crescere anche in termini di organico, mantenendo la qualità che abbiamo adesso. Lo sviluppo di prodotti va proprio in questo senso.