#vitadastartupper Startupper part-time o giocoliere del tempo? Intervista al fondatore di Io Birro

Non tutti gli startupper sono startupper a tempo pieno. Curzio Bartolini, fondatore di Io Birro, è tra questi. Lui e il suo socio, Giuseppe Ureni, si sono dati una vera e propria missione: mettere chi ama la birra in condizione di produrre il proprio capolavoro di birra.
Stanno realizzando un set di elettrodomestici hi-tech che permettono di fare la birra in casa come in un birrificio artigianale.
Ecco cosa ci ha raccontato Curzio della sua #vitadastartupper.

 

Presentati in 20 parole.
Curzio Bartolini, dipendente di una multinazionale da oltre 20 anni, startupper per caso e giocoliere del tempo: mi destreggio tra una famiglia numerosa, un lavoro a tempo pieno e una startup che voglio portare avanti.

Cosa ti ha spinto a fondare la tua startup?
È stato l’aver scoperto un mercato nuovo in modo del tutto inconsapevole.
Io e il mio socio lavoriamo insieme. Lui faceva la birra da diversi anni con un metodo piuttosto lungo e complicato, mentre io mi occupavo di automazione. Un giorno, in pausa caffè, mi chiese di provare a automatizzare il processo per fare la birra. Mettendo insieme pezzi in garage, abbiamo creato i nostri primi prototipi e li abbiamo messi su un sito. Ci sono iniziate ad arrivare richieste di molte persone che avevano lo stesso problema e cercavano una soluzione automatica per risolverlo, ma non trovavano nulla. Abbiamo scoperto che c’era un mercato potenziale che in quel momento non aveva risposta.
Dal gioco alla costituzione di un’impresa che soddisfi quest’esigenza il percorso è stato lungo! E in questo percorso l’aiuto di Monica (Monica Forconi, coordinatrice dell’Incubatore ndr) è stato per noi fondamentale: ci ha aiutato a mettere ordine nel nostro magma di idee, a incanalarle in un flusso chiaro e a procedere per step.

Raccontaci la cosa più sorprendente che ti è capitata da quando hai iniziato a pensare all’idea di fondare la tua startup
Mi ha sorpreso l’entusiasmo delle persone che abbiamo incontrato e alle quali abbiamo parlato del nostro progetto. È stato il motore che ci ha sostenuto quando abbiamo incontrato una serie di difficoltà. Avere un’idea non è difficile, realizzarla sì. Se si tratta poi di qualcosa di innovativo che non c’è ancora sul mercato, si incontra molta resistenza, soprattutto in Italia. L’entusiasmo delle persone ha contribuito a darci la forza per andare avanti.

Quale avventura da startupper sceglieresti di raccontare a tuo nipote?
In un mondo dove si cerca sempre di più il “tutto e subito”, gli racconterei delle serate, dei week-end e delle vacanze passate a portare avanti il progetto, della passione e dello sforzo quotidiano di imparare cose nuove. È la cosa che mi gratifica di più e mi dà più energie: giorno dopo giorno riuscire a fare qualcosa che ha valore, per me e per il mercato.

Guardando al futuro prossimo, qual è la sfida che vedi davanti a te?
La sfida è dare corpo a quest’azienda: mettere in produzione e vendere il primo lotto di elettrodomestici che abbiamo progettato e al contempo allargare il team a persone valide e entusiaste per portare avanti le attività in modo sempre migliore.

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